Tutte le autostrade portano a Roma

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Dopo poco più di 20 anni le autostrade ritornano in mano allo Stato. Nelle prossime settimane si troverà l'intesa finale per la cessione di ASPI. CdP, l'acquirente, verserà una cifra complessiva di 9,7 miliardi di euro. Il closing è previsto per inizi 2022.

Quali sono le ragioni che portano lo Stato a riappropriarsi della gestione autostradale?
Il 14 Agosto 2018 crolla il Ponte Morandi, una tragedia che colpisce l'intera nazione. Tante accuse, tanti scarichi di responsabilità, ma nessuna condanna. Dopo 3 anni, sono 69 gli indagati e 2 le società coinvolte.

Le forze politiche alzano i toni, pretendono risposte e iniziano a fare il tiro della fune con i proprietari, i quali non vogliono nemmeno affrontare una possibile trattativa sulla cessione delle autostrade. Tuttavia, nel 1948 venne dato un piccolissimo potere allo Stato: secondo l'art. 43 della Costituzione, lo Stato ha la facoltà di nazionalizzare le imprese che ritiene di "servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale".

In maniera nolente o volente la famiglia Benetton perde. ASPI, che gestiva le autostrade nazionali, facente parte del gruppo Atlantia, viene ceduta alla CdP, Cassa Depositi e Prestiti, una società 100% di proprietà dello Stato che tra le sue partecipazioni annovera anche imprese che non passano del tutto inosservate (ENI, Poste Italiane, Italgas, ecc..).

Sicuramente sarà curioso capire se l'evoluzione della gestione delle autostrade si tradurrà in aumento del casello o se anche quest'ultimo tema diventerà oggetto di campagna elettorale. Di certo mi auguro che la cessione del controllo autostradale non si traduca in uno scambio di favori che porti ad una "non-conclusione" nelle aule di tribunale.
Il tempo ci darà delle risposte e si spera delle autostrade più sicure.