Affrancare o non affrancare, è questo il dilemma

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Con la legge di bilancio del 2023, il Legislatore ha deciso di intervenire sulle aliquote fiscali. Come un parrucchiere, infatti, ha dato una grande sforbiciata alle partite IVA e una spuntatina, invece, ai redditi da dipendente. Il cambio di acconciatura fiscale non si è però limitato ai redditi da lavoro, ma è intervenuto anche sui redditi di natura finanziaria. Come?

Ai risparmiatori è stato chiesto se preferiscono il taglio a destra o il taglio a sinistra: ossia, se preferiscono pagare subito la plusvalenza che hanno generato e conservare la posizione investita oppure se derogare il pagamento mantenendo il precedente sistema fiscale.

Entrando nel dettaglio.

Gli italiani hanno principalmente nel loro portafoglio di investimento tre asset: Titoli di Stato, Azioni e OICR (anche chiamati Fondi comuni di investimento).

Sui Titoli di Stato il Legislatore non è intervenuto, data la loro al tassazione al 12,5%, quindi farò un focus sulle azioni e sui fondi.

Parafrasando il contenuto della legge, lo Stato mi comunica: caro Eugenio, per te che possiedi dei titoli azionari in portafoglio e al 31/12/22 presentavi una plusvalenza, ti darò due opzioni. Pillola blu, come imposta da capital gain paghi il 16% del controvalore di mercato al 31/12/22, però questo comporta che non potrai sfruttare la fiscalità in termini di recupero fiscale. Al contrario, pillola rossa, la tua tassazione rimane al 26% sul profitto realizzato e con possibilità di scaricare lo zainetto fiscale.

La domanda che mi sorge spontanea è: questo provvedimento fiscale a chi porterà vantaggio?

Facciamo un esempio concreto.

Sono in possesso delle azioni Apple, quotate sulla borsa di Milano. Ne ho comprate per 10.000€ e al 31/12/22 ho realizzato un profitto del 100%, quindi il controvalore è di 20.000€. Ipotizziamo ora che io voglia vendere la mia posizione ritrovandomi a scegliere quale tassazione applicare.

In questo caso lo Stato mi permette di non mi pagare il 26% dei 10.000€ di profitto (ossia la differenza tra il controvalore al 31/12, 20.000€, e i mio prezzo di acquisto, 10.000€), a favore di un 16% del controvalore al 31/12, quindi il 16% di 20.000€. Con questa legge lo Stato mi sta proponendo quindi di pagare 3.200€ senza poter scaricare eventuali minusvalenze, invece di pagarne 2.600 col vantaggio dello zainetto fiscale.

Che proposta allettante!

Cambiano, invece, le carte in tavola per il comparto OICR. Il Legislatore mi dice: caro Eugenio, a te che sei in possesso di fondi che registravano una plusvalenza al 31/12/22, propongo un pagamento immediato del 14% a fronte del precedente 26% sul profitto ottenuto.

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Non potendo gli OICR godere, per loro caratteristica, del recupero fiscale, il vantaggio che potrei trarne diventa più che concreto.

Ipotizziamo di essere in possesso di un fondo che al 31/12/22 presentava una plusvalenza del 100%. Ho comprato quote per 10.000€ e ora valorizzano 20.000€. Il Legislatore mi propone di pagare subito 1.400€ di tassazione (quindi il 14%), piuttosto che il 26% un domani che non si sa quando sarà.

La proposta è molto interessante se si fanno le seguenti considerazioni:

1) I fondi non hanno titoli di Stato all'interno del proprio portafoglio (gli strumenti finanziari hanno una tassazione riflessiva, quindi godrebbero dell'imposta al 12,5%);

2) Ho intenzione di vendere i fondi che ho in portafoglio, quindi anzichè pagare il 26% pago il 14%;

3) Ho intenzione di tenere i fondi in portafoglio per i prossimi 10 anni e quindi una parte della plusvalenza la pago il 14%, mentre la plusvalenza generata dal 31/12/22 in poi (per la legislazione attuale) resta al 26%.

Pagare subito le imposte su capital gain potrebbe non essere una strategia vincente se si prevede di vendere il fondo nel breve periodo. Il rischio in cui incorro è di aver versato anticipatamente i soldi nelle casse dello Stato, a fronte della possibilità di un crollo del mercato e dunque di una mancata plusvalenza.

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E quindi come nell'opera shakespiriana, mi rivolgerò verso il portafoglio e gli chiederò: "Affrancare o non affrancare, questo è il dilemma. E' forse più nobile soffrire, nell'intimo delle proprie minusvalenze, o imbracciar l'affrancamento, invece, contro la tassazione del capital gain, e combattendo contro di esse metter loro una fine?".